Studio energetico di neuroni a dopamina chiarisce aspetti del Parkinson

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 13 dicembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Il cervello da un punto di vista metabolico presenta alcune caratteristiche che lo distinguono dagli altri organi del corpo, in quanto i neuroni a riposo presentano già un alto livello di processi metabolici e, quando si attivano, manifestano un bisogno di rapida conversione di fonti di carbonio in ATP, nella quantità necessaria e sufficiente allo svolgimento di funzioni che vanno dal controllo vegetativo al pensiero astratto. Questa peculiarità ne fa un organo “metabolicamente vulnerabile”, e lo studio di questa potenziale vulnerabilità costituisce una parte significativa della ricerca sulle malattie del cervello.

I neuroni dopaminergici della substantia nigra del mesencefalo sono particolarmente indagati come cellule nervose maggiormente sensibili alle perturbazioni metaboliche, in quanto una loro particolare sub-popolazione, ossia quella della pars compacta della substantia nigra, è la prima ad andare incontro al processo neurodegenerativo nella malattia di Parkinson. A questo proposito non ci sembra superfluo sottolineare che, indipendentemente dai meccanismi patologici accertati e dai processi eziopatogenetici ancora oggetto di lavori di ricerca, da lungo tempo si segue la pista del deficit bioenergetico mesencefalico quale causa della sede prioritaria e prevalente del danno[1].

Negli studi sul metabolismo dei neuroni dopaminergici cerebrali tradizionalmente si partiva da una distinzione fisiologica paradigmatica, ossia quella tra cellula nervosa e cellula muscolare. Nel muscolo striato l’omeostasi energetica in varie condizioni è ottenuta, in parte, grazie alla capacità delle fibrocellule muscolari striate di impiegare efficientemente come riserva energetica il glicogeno, la cui conversione in ATP è sotto un importante sistema di regolazione ormonale. Nelle cellule nervose, la mancanza di granuli di glicogeno facilmente rilevabili all’osservazione microscopica, aveva sollevato dubbi sulla praticabilità dell’utilizzo del glicogeno per fare fronte alle necessità e, dunque, sul reale impiego di questa via metabolica in un modo simile a quello di altre cellule accumulatrici dell’omopolisaccaride. Tuttavia, si è sempre saputo che i neuroni del sistema nervoso centrale esprimono abbondantemente gli enzimi regolatori fondamentali per le vie biochimiche sia di glicogenolisi sia di glicogenosintesi.

In un nuovo studio, Camilla Pulido, Mattew S. Gentry e Timoty A. Ryan hanno accertato il meccanismo di controllo della disponibilità di glicogeno nei neuroni dopaminergici mesencefalici e, su questa base, sono pervenuti ad acquisizioni rilevanti per la neuropatologia della malattia di Parkinson.

(Pulido C. et al., Neuromodulatory control of energy reserves in dopaminergic neurons. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2523019122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Biochemistry and Biophysics, Weill Cornell Medicine, New York, NY (USA); Aligning Science Across Parkinson’s Collaborative Research Network, Chevy Chase, MD (USA); Department of Biochemistry and Molecular Biology, University of Florida, Gainesville, FL (USA).

Ricordiamo alcune nozioni neuropatologiche relative alla malattia di Parkinson: è un processo neurodegenerativo progressivo, tradizionalmente classificato come malattia dei nuclei della base telencefalica (“gangli basali”), patologicamente caratterizzata dalla presenza di corpi di Lewy (costituiti da α-sinucleina) in neuroni dopaminergici degeneranti della parte compatta della sostanza nera mesencefalica. Nella fase che precede i sintomi motori (rigidità cerea con tremore a riposo – c. d. “paralisi agitante” – flessione del busto in avanti, passo ridotto e rapido, ecc.) si possono osservare segni patologici (corpi di Lewy) nel tronco encefalico, nel bulbo olfattivo e nel sistema nervoso gastroenterico. I segni clinici patognomonici della malattia si rendono evidenti quando si è già perso il 70% della dopamina striatale, corrispondente alla morte cellulare del 50% dei neuroni dopaminergici della pars compacta della substantia nigra.

Le forme genetiche pure della malattia non superano mai il 10% del totale in tutte le stime epidemiologiche, dunque le cosiddette forme sporadiche – ossia causate da interazione tra fattori genetici e ambientali – costituiscono più del 90% di tutti i casi.

Camilla Pulido, Mattew S. Gentry e Timoty A. Ryan hanno dimostrato che i neuroni mesencefalici hanno un attivo metabolismo del glicogeno che può supportare la funzione sinaptica durante lo stress metabolico. Ma, soprattutto, hanno rilevato che l’accesso al glicogeno è attivamente gestito dalla neuromodulazione locale. Su questa base si può fornire una potenziale spiegazione del perché differenti sub-tipi neuronici presentano un grado diverso di vulnerabilità per lo stress metabolico, e perché nella malattia di Parkinson i neuroni dopaminergici degenerano più rapidamente quando la perdita della segnalazione dopaminergica li priva del carburante di riserva.

Ma consideriamo più in dettaglio lo sviluppo dello studio.

Esplorando la possibilità dell’uso del glicogeno da parte dei neuroni dopaminergici mesencefalici per fare fronte alle esigenze dinamiche dell’omeostasi energetica, considerata anche l’espressione degli enzimi principali per il metabolismo del glicogeno, i tre ricercatori hanno innanzitutto accertato che, nelle cellule primarie segnalanti mediante dopamina, la disponibilità del glicogeno è sotto il controllo degli autorecettori della dopamina.

In tal modo la dopamina stessa fornisce un segnale per l’accumulo del glicogeno.

L’osservazione sperimentale ha consentito di stabilire che, quando nel neurone sono presenti dei depositi di glicogeno, l’utilizzo di questa fonte di energia fornisce una straordinaria resistenza alla funzione dei terminali assonici dopaminici in condizioni ipo-metaboliche estreme. Al contrario, la perdita di questo segnale metabolico derivato dalla dopamina, o l’impossibilità di accedere alle riserve di glicogeno rende vulnerabilissimi gli stessi terminali assonici, in quanto divenuti ipersensibili alla deprivazione di carburante.

L’insieme dei dati emersi dallo studio indica che i neuroni dopaminergici mesencefalici possono usare un segnale extracellulare per regolare il metabolismo locale, e suggerisce che la perdita di secrezione dopaminica può rendere le cellule nervose dopaminergiche particolarmente soggette alla neurodegenerazione causata dallo stress metabolico.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-13 dicembre  2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Da tempo è noto che nella malattia di Parkinson sono interessate altre sedi precoci, oltre la canonica localizzazione nigro-striatale, quali il bulbo olfattivo, varie formazioni troncoencefaliche e il sistema nervoso del tratto gastrointestinale. Nelle fasi più avanzate della progressione neurodegenerativa sono interessate numerose altre aree, incluse regioni della corteccia cerebrale.